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al testo di Maria Pina Ciancio
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Si compone di dieci poesie questa plaquette poetica di Francesco Federico, scrittore siciliano prolifico e poliedrico, che sceglie per questa raccolta testi con datazione temporale che spaziano dagli anni sessanta ad oggi. E’ una raccolta interiore, a tratti contemplativa “Docile declina/il giallo della collina/s’interseca con i piloni/ dell’autostrada //rasato dalle falci/ meccaniche/ giace nei granai/ nelle notti di luglio" (a Rocco Scotellaro), ma che esprime il suo nucleo centrale in una continua ricerca colloquiale con l’altro. Lo documentano le dediche (a familiari, amici o personaggi letterari) in ex-ergo ai testi dei componimenti. Il poeta indaga i rapporti con l’altro, dialoga, si interroga; ma non mancano neppure i rapporti tra l’uomo e la società che gli vive intorno (soprattutto nei testi di vecchia data). Quella di Federico è una poesia intima, a tratti diaristica, che non esclude l’altro, ma fa dell’altro il fulcro e il perno dei suoi colloqui interiori. Lo stile dei suoi versi è breve e ben calibrato, caratterizzato da metafore musicali e da una struttura magmatica ritmica, seppure il linguaggio approdi a una semplicità compiuta e suggestiva. Alcune poesie della raccolta presentano anche traduzioni in lingua straniera a cura dei seguenti traduttori: Hebe Spolansky, Giulia Caronia, Giancarlo Cucchiara, Licia Chianello.
Maria Pina Ciancio
Due poesie tratte da "La terra acida":
VI (a Cristina)
Fuggiremo senza preavviso ubriacandoci di stelle l’aria umida slaverà le tossine
andremo dov’è possibile il bene leggeremo poesie di Jimènez e Neruda mi dirai di sostare all’albergo della luna senza pensare alle ferie d’agosto che bruciano i giorni che non viviamo
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We’ll flee without warning getting drunk of stars the humid air will fade toxins we’ll go fast where good is possible we’ll read poems by Jimènez and Neruda you’ll tell me to stop at the moon hotel without thinking of august holidays that burn the days we don’t live
(da Via dell’orologio, 1993 - Traduzione in lingua inglese di Licia Chianello)
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VIII (a mio fratello)
Tu in altre città in altro mare di coralli
E non dirmi di noi adulti della smania quando franano i giorni e ti senti girovago. Non dirmi che la memoria è labirinto dove sogni innestano amarezze e vivere è il costante enigma dentro il cerchio della diffidenza.
In questo triangolo a sud scirocco a 40° e morte per un lavoro o per lupara tra giardini di limoni.
In altre città i tuoi sogni e forse prepari valigie di ricordi già senti il marranzano dei pastori come una nenia irritante e quasi non mi riconosci.
Francesco Federico, Dalla terra acida, Associazione Culturale LucaniArt 2013 |
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